Broccoli, un’arma verde contro il cancro

Harvard, la scoperta del team guidato da Pier Paolo Pandolfi: «Trovato un composto che attiva un soppressore dei tumori.

Ora gli studi clinici sull’uomo, poi i farmaci»

Contro il cancro l’arma letale potrebbe essere un ortaggio neanche tra i più gettonati ma capace di risvegliare un combattente col nome in codice:  Un composto estratto dai broccoli può attivare questo titano della soppressione tumorale e colpire il male infiltrato nelle cellule. I ricercatori dell’Harvard Medical School guidati dall’italiano Pier Paolo Pandolfi hanno individuato l’interruttore che teneva spento questo Anti-Cancro e l’autorevole Science ne certifica la scoperta pubblicando un lavoro che apre nuove prospettive nella ricerca sui tumori.

Ci sarà un effetto boom nelle vendite e nel consumo, dopo questa certificazione? Pandolfi mette le mani avanti e lascia poche illusioni: per assumere dosi efficaci del composto si dovrebbero mangiare sette chilogrammi di broccoli. Meglio affidarsi a un estratto farmacologico, dopo aver sviluppato trials clinici. Perché la scoperta permetterà di sviluppare altre molecole di sintesi ancora più potenti e specifiche, in tempi che potrebbero essere brevi. «Ci stiamo già lavorando — dice — e saremo in buona compagnia».

Professor Pandolfi, delle proprietà dei broccoli e delle crucifere, come i cavolfiori, già si sapeva. Fanno bene, dicevano le nostre nonne. Qual è la vera novità della ricerca?

«La novità è di avere scoperto il perché i broccoli fanno bene, cioè il meccanismo che è alla base di questi effetti antitumorali, e subito dopo il suo target che ha come sigla Wwp1: è quello che tiene bloccato il nostro titano che abbiamo definito con il codice Pten».

I broccoli come gli spinaci per Braccio di ferro…

«Semplificando, si può anche dire così. In realtà analizzando i meccanismi che regolano l’attivazione del titano della soppressione tumorale, abbiamo trovato l’interruttore, quello che ha come sigla Wwp1, che tiene spento il regolatore negativo di Pten».

E poi?

«Poi abbiamo trovato il modo di riattivare il Titano andando a bloccare Wwp1 con il composto rilevato nei broccoli. In sintesi Pten è il Titano buono, quello che lei ha chiamato Rambo. Invece Wwp1 è l’oncogene cattivo, anzi direi cattivissimo».

Questo può cambiare la strategia nella lotta ai tumori?

«Alla luce di queste scoperte abbiamo un’altra chiave a nostra disposizione per prevenire e trattare il tumore. L’inattivazione del “Titano” Pten è frequente e il poterlo risvegliare farmacologicamente è un’arma importante a nostro favore».

Dal punto di vista pratico, che cosa suggerisce questa scoperta? Che bisogna cambiare anche la nostra dieta e la nostra alimentazione?

«Questa scoperta enfatizza l’importanza di introdurre nella dieta alimenti vegetali come le crucifere, i broccoli e i cavolfiori . Un’altra dimostrazione è che una dieta a alto contenuto di vegetali e fibre fa davvero bene, comunque».

Non si rischia di alimentare speranze che poi non vanno a buon fine?

«Quando si scoprono cose nuove e importanti si aprono nuove strade e nuove opportunità di cura. Quindi questo è sempre positivo. Dà entusiasmo ai ricercatori e trasmette entusiasmo. Abbiamo a disposizione una molecola naturale, chiamata I3C, che potremo studiare in maniera rigorosa attraverso trial clinici».

Come reagirà la comunità scientifica?

«La comunità scientifica sarà ora in grado di sviluppare composti ancora più selettivi e potenti in tempi brevi contro il cancro».

La sperimentazione è un passaggio decisivo. Per ora si fa sui topi. Quando si passerà sugli esseri umani?

«Stiamo sperimentando sui topolini nell’ospedale del topo e i dati sono fantastici sia in chiave di prevenzione che di terapia del tumore. Possiamo usare I3C nell’uomo in studi clinici già da oggi, e avremo farmaci più potenti e selettivi in tempi brevi. Tutto questo è “exciting”. Quello che è però fondamentale ricordare è che non si può prescindere da studi clinici rigorosi nell’uomo. Questa fase è necessaria e imprescindibile. Dobbiamo dimostrare l’efficacia di queste molecole nell’uomo, ma anche capire se hanno tossicità inaspettate».